Un mare di fiori lilla negli incolti per aiutare le api

Un grande mare lilla: è così che si presenta una distesa di Facelia, umile piantina erbacea annuale dalle grandi qualità, usata da sempre per ridare fertilità ai terreni agricoli. Ma sarà per un’altra dote ben nota di questo fiorellino alto e snello, che sembra un fuoco d’artificio, che ne verranno piantati a migliaia negli spazi incolti di 15 comuni veneti: per aiutare le api. Il richiamo irresistibile dei suoi fiori sulle bottinatrici alate, che ne adorano polline e nettare, ne fa un’ottima risorsa per aiutarle ad affrontare la stagione più calda. Non solo: il lavoro delle api produrrà miele, prodotto che l’Italia è costretta ad importare dall’estero.

La proposta è arrivata dall’Associazione degli apicoltori veneti (Apat) e di Conagricoltura Treviso. Le operaie più infaticabili della natura affrontano tempi difficili da alcuni anni a causa di pesticidi, malattie, parassiti e cambiamento climatico.

Mettere a dimora piante di Facelia (Phacelia tanacetifolia) può contribuire alla sopravvivenza delle amiche api grazie alla lunghissima fioritura estiva, a cui si unisce il vantaggio del ridotto apporto idrico richiesto da questa specie. Una volta che sfiorisce, la Facelia produrrà semenza per l’anno dopo e, interrando la pianta intera a fine ciclo, arricchirà il terreno di prezioso azoto.

I 15 Comuni veneti, tra la provincia di Treviso e quella di Venezia, acquisteranno i semi per metterli a dimora in aree pubbliche non utilizzate, offrendone un certo quantitativo gratuitamente ai residenti.

“L’iniziativa – hanno rilevato gli esponenti di Apat e di Confagricoltura – ha incontrato i favori non solo degli apicoltori ma anche di tanti cittadini attenti ai problemi ambientali e alla biodiversità, consapevoli del prezioso lavoro delle api e degli altri impollinatori. In futuro – hanno concluso – contiamo di estenderla anche agli agricoltori”.

L’obiettivo dell’iniziativa è anche quello di far tornare a crescere la produzione di miele. Oggi, infatti, il miele italiano riesce a soddisfare in termini produttivi appena il 50% del fabbisogno interno e il restante viene importato da Cina, Ungheria e Romania.