Si chiama BioCouture, ed è un progetto condotto da tempo da Suzanne Lee, ricercatrice inglese presso la School of Fashion & Textiles di quella fucina di talenti che è la Central St.Martins di Londra. Lo scopo di questi esperimenti è stato quello di ottenere tessuti per indumenti dai microbi che fermentano le bevande a base di caffeina. Il progetto è tornato alla ribalta perché i “vestiti batterici” sono stati esposti nella recente mostra Trash Fashion: Designing Out Waste al Museo della Scienza di Londra. Di sicuro l’idea è innovativa, anche se un pò impressionante: ce ne parla la nostra flower stylist Luisella Rosa.
BioCouture, ovvero come ‘crescere’ un intero guardaroba dai …batteri. L’occorrente? Un paio di vasche da bagno, alcune tazze di tè verde zuccherato, lievito e un pizzico di batteri. Da questa “zuppa batterica” in breve tempo incominciano a germogliare e a propagarsi le fibre che formano dei sottili fogli di cellulosa batterica (vedi il video qui). Quando i fogli asciugano, possono essere sovrapposti e saldati fra loro ottenendo dei fogli simil-papiro che possono essere sbiancati ma anche tinti con frutti o tinture vegetali come curcuma, indaco, barbabietole… Per ottenere gli abiti, i fogli vengono modellati quando sono ancora umidi.
Questa giacca ornata di ruches è l’ultima creazione di Suzanne Lee ma ci sono anche dei bellissimi giubbini…
Questi e altri prototipi ottenuti dalla cellulosa batterica sono attualmente esposti al Museo della Scienza di Londra.
Negli ultimi anni gli acquisti di capi d’abbigliamento hanno raggiunto cifre che solo qualche decennio fa sarebbero state impensabili, grazie anche a marchi low-cost che permettono di riempire i nostri guardaroba di capi all’ultima moda senza dissanguarci e di cui ci liberiamo senza troppi rimpianti al termine della stagione. La mostra mette in evidenza le ricerche che si stanno facendo per creare moda senza sprechi e per ridurre l’impatto ambientale della moda-usa-e-getta.
Il sito di Biocouture: www.biocouture.co.uk
Luisella Rosa